venerdì 23 marzo 2012

Constatazione del mio stato in Francia

Non riesco a crederci... ogni giorno che passa succede sempre qualcosa da notare per il mio sistema mentale.
In positivo o in negativo che sia ogni giorno rimarco qualcosa...
Sia in nel  posto in cui lavoro, sia nella vita quotidiana.
Quanto mi dispiace vedere da lontano la terra che amo nella condizione più disperata dal punto di vista intellettuale e propositivo...
Ogni giorno penso che fra qualche tempo devo e dovrò tornare in Italia, ma quando mi fermo a fare il punto della situazione non c'è nulla, dentro di me, che mi inviti a combattere per ritornarci.
E' davvero incredibile come una semplice ora di aereo faccia letteralmente tanta diferrenza tra la nostra terra e quella in cui vivo ora.
Siamo davvero lontani anni luce su tantissime cose e punti di vista.
Quando sento loro, i francesi, lamentarsi per delle cose, tali che noi non riusciremmo nemmeno ad immaginare, mi viene da ridere per loro perchè lamentano davvero disfunzioni ai miei occhi inesistenti; sorrido con dispiacere per noi, pensando alla nostra terra così lontana da potersi consentire uno sterile compianto per delle cose che funzionano ai massimi livelli e che ogni tanto fanno le bizze.
Qui in Francia di italiani medici non siamo tantissimi, noi giustamente guardiamo molto ai paesi anglofoni, disconoscendo l'elevata formazione medica che questo paese dispone.
Dalla nostra c'è la voglia di fare, di imparare, di misurarsi, di competere con persone di un certo livello (non dei palloni gonfiati come spesso succede nelle nostre università) e il grande spirito di iniziativa che ci caratterizza.
Io mi ritengo ormai un doppio emigrato: prima a Roma e poi ora in Francia.
Dalla loro c'è la sofferenza nostra, iniziale, della solitudine, la diffidenza iniziale da parte loro che ci raffredda, l'incapacità di una lingua più difficile della nostra, il cibo, cultura e modo di fare differente.
Non sono cattivi, sono proprio così... anche fra loro, ma qui al sud è diverso, è meno pronunciato e amano coloro a cui piace giocare e cimentarsi, riconoscono lo sforzo benchè i più competitivi ne soffrano.
Bello è lo spirito di coesione che ci caratterizza quando ci riconosciamo: ormai sono cliente fisso di due ristoratori italiani e poi all'interno dell'enorme CHU (ospedale universitario dove lavoro), siamo circa 2000 persone e ci siamo riconosciuti fra gli italiani.
Siamo in appena 5 io radiologo calabrese (anni 30), Damiano P. di Cagliari  mia spalla e radiologo digestivo (anni 34), Massimo DM pediatra-neonatologo di Sorrento simpaticissimo (forse anni 57? da 30 anni in Francia), Giovanni C. brianzolo ultracool (forse anni 44? da 15 anni in Francia) e una specializzanda di Napoli Giovanna S. che ha aperto gli occhi sulla realtà estera (anni 30 da 6 mesi in Francia).
E' figo quando capita di mangiare insieme su al ristorante, ognuno per educazione parla in francese per non escludere i colleghi madrelingua, ed è li che facciamo sfoggio dei nostri accenti anche in francese!!!
Che insalata! Tra l'altro io mantengo inalterato il mio "calafricano".
Peccato ci si incroci soltanto al lavoro... poi dopo queste brevi pause, torniamo a noi, credo loro, i più vecchi, con la stessa idea inalterata che avevano anni fa quando sono arrivati nell'esagono.
La stessa idea che credo mi faccia da propellente da più di un anno a questa parte: il riscatto, la voglia di imparare, di stare bene ma sopratutto, ed io ne sono eterna vittima di questa componente: la voglia di misurarsi!!!

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